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18 GIUGNO 2020
UN TENTATIVO ALLA RISERVA DI MONTE ARCOSU
Giornata splendida quella di giovedì 18 giugno per tornare là, dove già nel marzo 2019 andammo a visionare i danni dell’alluvione.
Tore, Harula e Billo nuovamente insieme in sella per quella che si rivelerà una escursione in mountain bike fra le più corte in assoluto: meno di 13 chilometri.
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L’appuntamento per le 9,30 alla chiesa campestre di Santa Lucia nell’agro di Uta, inizia con una regolazione del mozzo della ruota posteriore, mollatosi non si sa bene come e perché. Una gatta dal fisico atletico, inizia a gironzolare attorno miagolando.
Partiamo convinti di non fare molti chilometri perché siamo fermi da quattro mesi, chi più chi meno, e le possibilità di fare cose nuove non sono consigliate.
Iniziamo a pedalare in direzione pedemontana, sull’asfalto che porta al bivio per la riserva naturale del wwf, riserva di Monte Arcosu. Imbocchiamo il bivio e dopo qualche chilometro incontriamo la sterrata, finalmente.
Come già nel giro del 2019, all’altezza del Medau Ninni Arxius incontriamo un paracarro messo di traverso che blocca la strada e ci invita ad aggirare sulla destra la completa mancanza della strada. Portata via dall’alluvione ancora non è stata sistemata e, forse, mai lo sarà.
Dopo qualche centinaio di metri arriviamo alla catena, posta sul ponte a bloccare l’ingresso al wwf, che superiamo senza difficoltà per entrare in quello che si rivelerà un percorso ad ostacoli.
Alla nostra sinistra ci accompagna il Riu Guttureddu. Questo rio, ora in secca ha distrutto tutto ciò che impediva lo scorrere libero dell’acqua piovana. Non ha avuto pietà della strada e neppure dei ponti. Infatti il ponte in prossimità di Su Porteddu è crollato, e la sterrata da lì in poi ha subito frane e distruzione.
Al quinto chilometro del tragitto, mentre si percorreva, a piedi e sulla roccia viva, ecco che lo sguardo va’ a puntare la ruota posteriore… sgonfia. Mi chiedo come possa essere riuscito a forare non ostante abbia le camere d’aria con il lattice. Semplice, non era una foratura ma bensì la vulcanizzazione della camera che aveva ceduto. Altro tempo perso per la sostituzione e via a pedalare.
Pedalare si, ma per poche centinaia di metri perché arrivati ad est di Punta Michele Garau l’alveo del fiume ha preso il sopravvento distruggendo tutto. Siamo al sesto chilometro e percorriamo a piedi, in avanscoperta, sperando di ritrovare la sterrata di una volta. Niente da fare fino ai piedi della salita per Schina Sa Cerexia.
Decidiamo di non continuare perché per arrivare alla casermetta di Perdu Melis mancano ancora parecchi chilometri e, non avendo allenamento anche se i chilometri previsti non erano tanti, l’incognita della salute del tracciato ci ha portato a miti consigli: tornare indietro e pace.
Il fascino del posto resta comunque intatto e, anzi, ne ha acquistato di più perché è diventato ancora più selvaggio. Sicuramente torneremo quando avremo più gambe per affrontare, bici in spalla, il percorso fino alla fine.
La traccia, scaricabile qui sotto, non vi servirà a molto ma la mettiamo comunque a vostra disposizione.
Buon giro
Billo